I calciatori e i loro stipendi: una riflessione sul valore della gioia
- Delio Iazzetti

- 24 mag
- Tempo di lettura: 2 min

Ieri sera il mio Napoli ha conquistato il quarto scudetto. Un’esplosione di gioia ha travolto i cuori di milioni di napoletani, come un’onda che spazza via ogni preoccupazione. È stato come vincere alla lotteria, ma mille volte meglio: una felicità collettiva, condivisa, che unisce generazioni e accende le strade di una città intera.
Questa vittoria mi ha spinto a riflettere su un tema che spesso divide l’opinione pubblica: gli stipendi dei calciatori. Quante volte abbiamo sentito dire che i loro guadagni sono “indecorosi”, “esagerati”? Credo che queste critiche non colgano il vero valore di ciò che i calciatori offrono. I loro stipendi, per quanto elevati, sono proporzionati all’immenso benessere psicologico e sociale che generano in una comunità.
I calciatori vivono sotto una pressione enorme. Ogni loro passo, ogni gol mancato, ogni errore può influenzare l’umore di milioni di persone. Un rigore sbagliato non è solo un errore tecnico: è una delusione che pesa sul cuore di una città. Ma un gol decisivo, un trofeo alzato al cielo? È pura magia. È un momento che unisce, che dà speranza, che fa sognare grandi e piccini.
Chiediamoci: quanto vale la gioia che un gol regala a una comunità? Quanto incide uno scudetto sulla vitalità di una città? La risposta è difficile da quantificare, ma non impossibile. Studi recenti suggeriscono che una vittoria importante della squadra locale può aumentare la produttività lavorativa di una comunità fino al 4-7% nei giorni successivi, grazie a un miglioramento dell’umore collettivo (dati tratti da ricerche di psicologia sociale applicata allo sport). Inoltre, un’analisi economica condotta in Italia ha stimato che la vittoria di un campionato di Serie A può generare un incremento del fatturato locale – tra merchandising, turismo e consumi – fino al 10-15% in una regione. Questi numeri ci dicono una cosa: il calcio non è solo un gioco, ma un motore di emozioni e di economia.
Se consideriamo l’impatto positivo dei calciatori in termini di coesione sociale, benessere psicologico e persino produttività economica, i loro stipendi non sembrano più così sproporzionati. Certo, rispetto a un lavoratore medio, guadagnano cifre astronomiche. Ma il loro “lavoro” non è paragonabile a quello di un impiegato qualsiasi: il loro talento, la loro dedizione e la loro capacità di ispirare sono unici.
Invece di puntare il dito contro i calciatori, dovremmo rivolgere la nostra indignazione altrove. Contro gli imprenditori disonesti, che inquinano il mondo degli affari con corruzione e favoritismi. Contro i politici che tradiscono la fiducia dei cittadini, minando la democrazia. Contro chi semina divisione, dolore e guerra. I calciatori, al contrario, sono lavoratori onesti che, pur pagati lautamente, regalano momenti di gioia indimenticabile. E in un mondo spesso cupo, questo non ha prezzo.
Delio Iazzetti




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